Che animali allevavano i popoli antichi che abitavano la pianura padana? E cosa mangiavano? È dedicata a questo tema la giornata di domenica 12 maggio al Parco archeologico della Terramara di Montale: le visite al villaggio ricostruito guidate dagli archeologi sono intitolate, infatti, “Indovina chi viene a cena?” e introducono il pubblico all’archeozoologia, la disciplina che studia il rapporto tra uomo e animali e come si è evoluto nel corso del tempo.
Elena Maini, archeozoologa dell’Università La Sapienza di Roma, e Fabio Fiori, dell’Università di Bologna, ricostruiscono la storia dell’alimentazione con un racconto in grado di coinvolgere il pubblico di tutte le età. Le presentazioni dei due esperti aiutano a comprendere, in modo divertente ed efficace, che lo studio analitico delle ossa permette di riconoscere non solo quali animali venissero già allevati al tempo delle terramare, nell’età del bronzo, ma anche quali fossero i principali utilizzi che se ne faceva.
Nel villaggio di Montale sono stati rinvenuti ingenti resti di suini, ovini (sia pecore che capre), bovini, ma anche di cavalli e cani. E l’analisi delle tracce presenti spesso sulle ossa permette inoltre di ricostruire se l’animale ha subito una macellazione o se la sua morte possa essere riconducibile a predatori. Al termine delle presentazioni, un vero e proprio quiz a premi dedicato a bambini e ragazzi esplora i metodi di conservazione del cibo nel passato e (consigliato dai 6 ai 13 anni).
Le visite al parco, aperto dalle 9.30, comprendono l’area di scavo dove è venuta in luce la terramara di Montale, il villaggio dell’età del bronzo abitato tra il 1600 e il 1250 a.C. circa, e alla ricostruzione in scala reale di due delle abitazioni scoperte, con arredi, armi, utensili e oggetti di uso quotidiano. Arricchisce ora la visita una nuova esperienza sonora all’interno delle due case per scoprire che rumore fa una terramara. L’approccio interdisciplinare applicato alle analisi dei diversi reperti venuti in luce durante lo scavo della terramara di Montale (1996-2001) si riflette nelle dimostrazioni proposte al pubblico, al quale viene consegnato il testimone di una lunga stagione di ricerca e studio che ha portato esperti delle diverse discipline collegate all’archeologia, come archeozoologi e archeobotanici, a ricostruire la vita di un villaggio di 3500 anni fa.